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La foto di Urania



La recensione di Riccardo Corsini
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Lo ammetto aspettavo questa immagine, e lo scrissi già a suo tempo.
Prima di tutto saluto Manuela, fotografa che conosco da un po’ che ho sempre seguito, anche quando non era iscritta su MM, madre, donna, e fotografa per hobby, ma soprattutto brava, perché è riuscita in una delle cose più difficili in fotografia, farsi uno stile fotografico personale, riconoscibile, inimitabile.
Gli stadi in fotografia, come in tutti i campi sono a scalini, dopo aver imparato la tecnica, si passa a copiare quelli che riteniamo più bravi, ed è già un buon passo, perché vuol dire che riusciamo a distinguere le buone fotografie da quelle mediocri, segno che l’occhio c’è, poi, i vari stadi di perfezionamento, infine l’ultimo stadio, lo scoglio più duro, crearsi uno stile personale, un filone, un modo di fotografare, di vedere il mondo, che è personale, sempre nel limite del “già tutto visto” ma uno stile, in questo mondo, si riconosce quando è forte e particolare.
Manuela è una fotografa che è riuscita a crearsi tutto ciò, qualsiasi cosa fotografi ha sempre il suo bel timbrino, messo lì davanti agli occhi, e non mi riferisco al nome e cognome che mette sulle foto, ma a quel timbrino che è tanto invisibile, quanto invadente.
Questa è un’immagine che personalmente adoro, anche se non è perfettissima nella prospettiva, rubo due parole a Bag, può piacere o meno, ma io l’adoro, perché ha due requisiti importanti, il primo è una foto fatta in una location di un banale unico, possiamo trovare queste scale in qualsiasi centro commerciale, di qualsiasi città, e questo è un valore aggiunto, quando si fotografa il banale, e si tira fuori una fotografia, degna di questo nome, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro, in barba a chi sostiene che le location sono prioritarie, niente di più falso, quando c’è creatività, idee, ogni posto va bene, è la nostra mente che deve adattarsi al luogo, e trovare quello che di buono può darci, e dirci, . magari, una banale scala mobile………………………..
Il secondo requisito è il contenuto, un immagine che un semplice elemento, e molto probabilmente, con una post produzione ad hoc, Manuela è riuscita a raccontarci una piccola storia, il fatto che abbia fatto uso di una post produzione non deve scandalizzare nessuno, nel mondo del digitale è ormai una consuetudine accettata, almeno da me, specialmente quando serve a completare un racconto, un po’ come uno scrittore che si serve di aiutanti, personaggi del luogo, ricordo Faletti nello scrivere “io uccido”, si servì del maresciallo dei carabinieri di Capoliveri, Isola d’Elba.
Il racconto, cosa racconta questa immagine, leggere una fotografia non è mai semplice, un conto è leggere un portfolio, un conto una foto “secca”. In questa fotografia c’è un particolare non secondario, che mi porta ha leggere in una sola direzione, la scala non è fotografata all’infinito, ma è troncata, ha dello spazio, prima che il lato del formato finisca, chiaramente la mia lettura è dettata, dal titolo, da questa troncatura, e dallo sfuocato tutto intorno alla scala, non mi resta che pensare che è l’ultima via, quella che prima o poi tutti noi dobbiamo percorrere, sembrerebbe la scala mobile che ci porta in paradiso, ma la troncatura, il non finire all’infinito, è un messaggio inequivocabile, la via la iniziamo, ma evidentemente, non siamo degni di finirla fino in fondo.
Certamente ho dato ampio spazio alla mia fantasia, leggendo quello che lei, la fantasia, mi dettava, e sinceramente mi piace leggerla così.
Altra dote di Manuela è la delicatezza, quasi sempre presente nelle sue fotografie, è un tocco leggero, come un soffio di vento fresco, in una calda sera d’estate, le sue fotografie le trovo di un delicato unico, non è una dote che ha in esclusiva, purtroppo l’ho riscontrata solo in campo femminile, sicuramente è innata in loro, del resto sono le esclusive portatrici sane della “vita”, un altro valore aggiunto, che manca a noi maschietti, e la differenza è notevole, portare alla vita un bebè deve essere una cosa unica, forse, quella delicatezza che a noi manca, che in Manuela è molto accentuata, dipende anche da questo.
Manuela, è anche una fotografa che ama sviluppare nuovi temi, esplorare, non si è mai fermata, da quando la conosco, fotograficamente parlando, l’ho vista esplorare diversi temi, come tutti noi, in alcuni si esprime meglio, in altri meno, questo è molto normale, interessante è la sua curiosità, voglia, di mettersi in gioco, anche la’, dove riesce meno, sinonimo di un’approccio positivo verso la fotografia, senza incancrenirsi in quello che la potrebbe tenere in alto, dargli soddisfazioni pubbliche, ma cercare i suoi limiti, senza paura delle critiche, in molteplici campi, è una fattore che gli fa molto onore.
Fotografie come queste, ne vorrei vedere tante, è un’immagine di un po’ di tempo fa, che rivedo sempre con molto piacere, che non mi stanca, ogni volta che la osservo, è come se fosse la prima volta, chissà che un giorno non abbia il piacere di stringerli la mano, dicendogli “Brava”.
Complimenti Manuela, per le tue immagini, e per come ti poni nella community………………….

Riccardo Corsini