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Medea
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...Perduta io sono:
piú non ho gioia della vita, e voglio
morire, amiche, quando l'uom che tutto,
lo vedo or bene, era per me, lo sposo
mio, s'è mostrato il piú tristo degli uomini.
Fra quante creature han senso e spirito,
noi donne siam di tutte le piú misere.
Ché, con profluvii di ricchezze prima
dobbiam lo sposo comperare, e accoglierlo
- male dell'altro anche peggiore - despota
del nostro corpo. E il rischio grande è questo:
se sarà tristo o buon: ché separarsene
non reca onore alle consorti, né
repudïar si può lo sposo. E, giunta
quindi a nuovi costumi, a nuove leggi,
indovina dovrebbe esser: ché appreso
in casa non ha già come piacere
possa allo sposo. E quando, a gran fatica,
vi siamo giunte, se lo sposo vive
di buon grado con noi, se non sopporta
il giogo a forza, invidïata vita
la nostra! Ma se no, meglio è morire.
Quando in casa si cruccia, un uomo può
uscir di casa, e presso un coetaneo,
presso un amico, cercar tregua al tedio:
noi, di necessità , sempre allo stesso
uomo dobbiamo essere intente. Dicono
che passa in casa, e scevra dai pericoli
la nostra vita, e invece essi combattono;
ed hanno torto: ch'io lo scudo in guerra
imbracciare vorrei prima tre volte,
che partorire anche una sola.
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grazie anche per aver riportato le parole di questo passo della tragedia greca ...
complimenti sinceri nino
Paola
Un saluto
Chiara
Compliementi sinceri