Grazie degli interventi.
Ciao Giacomo e ben ritrovato, inizio a rispondere all'ultima tua domanda. “C’è sempre stata. Ora se ne parla. Tu cosa dici?†è il titolo del concorso. Dale titolo è riferito alla violenza che subiscono le donne. C'è sempre stata anche negli anni passati, anni in cui le donne non parlavano... non denunciavano ciò che accadeva tra le mura domestiche. Ai giorni nostri le cose sono ben cambiate, anche se c'è ancora qualcuno che rimane in silenzio. Ecco perchè la ragazza nello scatto ha il telefonino in mano, è una esortazione a non rimanere in silenzio a chiedere aiuto anche quando si è costretti in un angolo e ci si sente perduti. Da qui il titolo "Non rimanere in silenzio". Per quanto rigurada la cinta in mano all'uomo sarebbe sicuramente stato più significativo se l'avessi ripresa per intero.
Io mi rifaccio a questo appunto di cui non ricordo la risposta. L'altra cosa è sul titolo. Il titolo è: "rimanere in silenzio"? Se è si, non capisco alcune cose. In tanto il soggetto del titolo, chi è che non deve rimanere in silenzio? Noi di fronte alla violenza sulle donne? O è una frase a doppio senso? Considerata l'espressione, pare, di stupore della ragazza con il telefono (simbolo appunto dell'uso della parola)?
tecnicamente la trovo fatta bene, per certi aspetti anche troppo. Un muro bianco, pulito, quasi troppo nuovo. Sembra uno scorcio di un appartamento "metropolitano" appena comprato da una giovane coppia. Lei curata, con un paio di stivali piuttosto alla moda, un cellulare modello medio/alto, lei tutto sommato una ragazza carina anche se colta in un espressione strana, tra il dubbio e lo stupore. Lui è curato, piuttosto alto e atletico, una maglietta a collo alto. Più che "brandire" una cintola, o cmq un oggetto atto ad offendere sembra tenere in mano una cravatta da mostrare. M'immagino una violenza familiare su una donna in un contesto più "sottoproletario" che piccolo-borghese come una giovane coppia che acquista casa. Ma anche in questo caso come in un altro scatto che ho commentato stasera quello che m'immagino io è l'immagine stereotipata di ciò che nella realtà può accadere in forme diverse. Ma se devo inviare un messaggio forte e chiaro devo saper immaginare chi e come guarderà l'immagine che gli propongo. Ad esempio se fotografo una tipica processione del Cilento e la faccio vedere ad uno di Campobasso probabilmente nella mia immagine guarda la cura con cui è addobbata la Madonna, oppure se riconosce qualcuno. Ma se la stessa foto la faccio vedere a uno di Bergamo non guarderà più l'addobbo piuttosto che qualche conoscenza.
Vedrà altri particolari, coglierà il lato folcloristico, la tradizione, l'abbigliamento. L'altra cosa che non capisco è se "C'è sempre stato. Ora se ne parla. Tu cosa dici?" è il titolo del concorso o no. Perché se lo è non capisco a cosa si riferisce. Chi è o che cosa è quello che c'è sempre stato?
Immagine che si presta a molte osservazioni, non solo perché è fatta tecnicamente bene ma anche perché nonostante la "forzatura" del titolo si presta a più letture.
Ciao Giacomo e ben ritrovato, inizio a rispondere all'ultima tua domanda. “C’è sempre stata. Ora se ne parla. Tu cosa dici?†è il titolo del concorso. Dale titolo è riferito alla violenza che subiscono le donne. C'è sempre stata anche negli anni passati, anni in cui le donne non parlavano... non denunciavano ciò che accadeva tra le mura domestiche. Ai giorni nostri le cose sono ben cambiate, anche se c'è ancora qualcuno che rimane in silenzio. Ecco perchè la ragazza nello scatto ha il telefonino in mano, è una esortazione a non rimanere in silenzio a chiedere aiuto anche quando si è costretti in un angolo e ci si sente perduti. Da qui il titolo "Non rimanere in silenzio". Per quanto rigurada la cinta in mano all'uomo sarebbe sicuramente stato più significativo se l'avessi ripresa per intero.