|
segnali di vita
|
si sente il bisogno di una propria evoluzione sganciata dalle regole comuni
Approfitto di questa immagine per rispondere a Marco Diquattro che mi ha scritto a proposito della precedente. Con grande piacere, in quanto mi offre la possibilità di chiarire, per quanto nelle mie possibilità , la dinamica che ha prodotto questa mia serie. "foglie rinseccolite o rami secchi abbandonati o piume perse" non hanno più la vita, è ovvio, ma conservano di essa un segnale, che vita non è più ma della medesima è conseguenza. Dove i piccoli segnali diventano metafore di esistenze ben più rilevanti, simulacri di destini segnati, pensieri di più ampio respiro rispetto ai pochi centimetri quadrati di sabbia anonima e informe racchiusi nel fotogramma. Ma, per ulteriore precisazione, ti vorrei sottolineare quel "bisogno di una propria evoluzione sganciata dalle regole comuni" che è il vero motore di tutta l' operazione: un bisogno che mi urge dentro di svincolare la mia espressione fotografica dalle mode, dall' ovvietà , dalla ricerca di facili consensi, dai luoghi comuni, dai mezzucci strappalacrime, dalla "fotografia carina" e dalla "fotografia wow", dai consensi superficiali degli "amici", dai dispettucci dei "nemici", dalle obiezioni prive di senso, dal pettegolezzo, dalle insinuazioni sciocche, dalla pochezza di alcuni, dalla cultura da Bignami sbandierata da altri, dalla miseria intellettuale. Non sono sicuro di avere la stoffa per riuscirci ma sono sicuro che continuerò a provarci.
|
|
Ciao Ubaldo!
Mi viene in mente a tal proposito uno dei massimi geni della pittura, certo tal Picasso Pablo che si inventò la scomposizione della figura umana (e non solo) ma, e sottolineo il ma, non prima di aver imparato ed anche alla perfezione la sua esecuzione reale tuttavia, e ciononostante, all'inzio la via fu impervia anche per lui .Bravo Ubà !!!