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Orgasmo
Renato, corpo da fare invidia ad un diciottenne, volontà nel riuscire a trovare soluzioni nelle vie alpinistiche, sempre in allenamento e con poco denaro…d’inverno faceva skiroll su una strada in montagna, la sera, dopo il lavoro ( faceva l’imbianchino ) in salita si faceva i suoi 10 Km e poi in discesa scendeva continuando a saltare alternato per non prendere velocità e per avere un allenamento continuo agli addominali…accendeva la pila frontale solo quando sentiva il rumore di automobile…per non consumare…tutto al buio. Quando era domenica faceva scialpinismo sfruttando al massimo tutte le ore di luce disponibili…pertanto levatacce al buio e ritorno sempre al buio.

Fausto, piccolo e tarchiato, occhi azzurri, barba bianca, con i suoi cinquanta anni riusciva a fare ansimare le Guide alpine. Memorabile una sua performance: partendo da Punta Indre con la prima funivia, riuscì nel giro di un’ora a raggiungere un gruppo di sci alpinisti che avevano pernottato al rifugio e riuscì ad arrivare in cima a Capanna Margherita in un amen. Dopo un’oretta lo raggiunse una guida alpina che gli propose di andare a fare un giro veloce al Castore. Fausto replicò in dialetto bresciano/bergamasco “ Ehi amico, guarda che ho 55 anni e incomincio ad essere un po’ stanco “ omettendogli di dire che lui era in piedi dalle tre del mattino. Alle 17 era a casa sua a Coccaglio nella vasca da bagno. Amava la neve, e dalla voglia matta che aveva di sciare, ricordo che mi portò a sciare su 4 cm di neve fresca in Valle Camonica. Ricordo che il primo del gruppo quando scendeva e faceva la curva portava via tutta neve lasciando scoperto il prato…quindi ognuno si ingegnava a trovare velocemente percorsi alternativi…

Renato e Fausto si conoscevano da antica data. Avevano fatto cose incredibili insieme. Erano conosciuti come due matti, due appassionati di alpinismo, L’uno non voleva assolutamente mai essere secondo all’altro…erano in una sana, perenne competizione. Forgiarono un paio di generazioni di alpinisti locali. Io li conobbi tardi. Giusto quel tanto per poterli considerare i miei papà sulle questioni alpinistiche. Buona parte delle mie soddisfazioni alpinistiche le devo a loro.
Erano alpinisti più da fiuto e istinto che non da relazioni da manuale. Ricordo ancora oggi un rientro fatto su neve fresca ( durante la notte aveva nevicato oltre un metro ed eravamo bloccati al rifugio Mandrone…unica possibilità di rientro con rischi minori era il rientro al Passo del Tonale ) e nella nebbia. Fausto guidava il gruppo. Ad un certo punto si fermò e per la prima volta, dopo una decina d’anni di cose fatte insieme, lo vidi perso. E per la prima volta prese la lettura dell’altimetro. Continuava a dire “ dovremmo essere al passo…dovremmo essere al passo “. e infatti dopo solo un 5 mt di dislivello ci ritrovammo al Passo del Maroccaro. Inutile dire che l’altimetro si era starato per via del maltempo e che segnalava tutt’altra altezza.

Non sono più qui. Se esiste un Paradiso e con esso le montagne. essi sono là a rincorrersi e sicuramente avranno trascinato S. Pietro con loro, che avrà il suo bel da fare per cercare di tenerli fermi …” dai che un paio di sci li ho io” “ le pelli te le regalo io, le ho doppie” “ non è difficile vieni, almeno prova una volta” “ siano sicuri che ti divertirai “. Se esiste ciò, essi stanno sicuramente sciando, cantando e facendo un sacco di giravolte e nuvole di neve. Probabilmente il Padre Eterno, conoscendoli, li lascerà in pace un 4/5 mila anni prima di far aprire il librone a S. Pietro…che oltretutto non lo vede da un po’ di tempo…

Così oggi ai lati di una pista guardavo le nuvole di neve…
Mi sono seduto, ho preso la macchina e ho continuato a fotografare le nuvole di neve.
E le nuvole di neve mi hanno richiamato due cose: chi mi ha insegnato a farle nella neve fresca e la sensazione che si prova a farle.

Vista, udito, gusto, odorato, tatto sono i nostri 5 sensi.
Nel buio la ricerca della luce, la rottura del silenzio usando anche la nostra voce, assaporare il dolce/salato preferito, annusare il profumo privilegiato, “toccare” la texture del partner rientrano nell’equilibrio della nostra istintualità.
Il tutto è ovviamente modulato/represso/amplificato dalla cultura e dalle esperienze che ci portiamo dentro. Il massimo, il culmine, l’apoteosi e acme del piacere è l’orgasmo.
A mio modo di vedere la parola “orgasmo” non è confinata solo ad una specifica specializzazione. Appartiene a tutti i sensi.
E’quello stacco infinitesimale dalla realtà, in cui ci sentiamo proiettati in orbita.
Chi vedendo il quadro della Gioconda, chi ascoltando Vivaldi, chi mangiando spiedi o bevendo il Brunello di Montalcino, chi annusando i fiori di calicantus, chi soddisfa al meglio se stesso col partner.
C’è una cosa che mi sfugge e che non trovo corrispondenza alle mie elucubrazioni.
E’ la sensazione di leggerezza e di volo che provo quando pratico lo sci.
Ci sono dei momenti in cui lo sforzo fisico, non lo è più, viene annullato da una armonia tua, interna e dalla momentanea leggerezza combinata tra gravità e velocità.
Se poi le condizioni di neve sono tali da lasciare dietro scie e nuvole di neve, l’impressione che il paradiso sia per nulla distante c’è.
Orgasmo non è una parolaccia.

Discovery
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