Informazioni File |
Nome file: | Eureka!.jpg |
Nome Album: | ornella cattani / Pittura, Scultura, Illustrazioni |
Dimensione file: | 322 KB |
Aggiunto il: | Gen 13, 2009 |
Dimensioni: | 702 x 1024 pixels |
Visto: | 52 volte |
Apertura Diaframma: | f 2.8 |
FNumber: | f 5.6 |
ISO: | 200 |
Lunghezza Focale: | 10 mm |
Modello: | FinePix S6500fd |
Tempo d'esposizione: | 1/45 sec |
URL: | https://www.micromosso.com/galleria/displayimage.php?pos=-28220 |
Preferiti: | Aggiungi ai preferiti |
Partendo dal significato del titolo che si presta a molte "letture". Tra tutte io prediligo quello che indica la rivoluzione dei minatori australiani raccontata dall'eccellente romanzo di Carboni.
Però sono andato a documentarmi e ho trovato il significato greco che significa appunto "ho trovato". Nell'arte il titolo secondo me assume una particolare importanza, quando questo è espresso. Da connotazione identitaria all'opera. Ne nasconde o svela il significato. In questo caso pur sforzandomi la mia cultura non mi fa capire il senso. Un poeta disse: "fino a 18 anni tutti scriviamo poesie, dopo rimangono due categorie a farlo. I poeti o gli stupidi". Forzando l'affermazione e applicandola alla pittura mi trova d'accordo. Io ho pensato bene di mollare a 18 anni ;-). Non per questo voglio dire che questa cosa è da buttare. Ma non mi piace. La pittura trovo sia cosa molto seria, molto più della fotografia. Per fotografare in tempi moderni basta "armarsi" di macchina fotografica digitale e esprimersi pur non conoscendo troppo bene la tecnica. Ci sono programmi di foto ritocco che possono "mascherare" nascondere gli errori e rendere il tutto più gradevole. La pittura no, non s'improvvisa. Senza tecnica non vale nulla. Rimane un "semplice" espressione dell'io. La comunicazione artistica ha bisogno di un linguaggio condiviso, feedback, si muove dall'artista verso il fruitore in un continuo avanti e indietro di sensazioni. Per comunicare bisogna che gli interlocutori parlino un linguaggio comprensibile per entrambi. Ecco allora che la tecnica diventa il medium, la lingua. Fontana non avrebbe fatto i "concetti spaziali" ( i tagli e buchi nelle tele per intendersi) senza tecnica, Picasso non avrebbe inventato il cubismo senza il periodo "rosa" e "azzurro". I Dada se non avessero "cavalcato" i tempi, le contestazioni artistiche e sociali del tempo non avrebbero comunicato. Questa a mio avviso è un insieme di cose, dal teschio, alla chiave, alla maniglia, un pezzo di carillon ( almeno sembra) una bomba a mano, due lampadine, un po' di cose accozzate insieme in un apparente gusto. Qualcosa che in un certo senso sa di Splatters ( e un po' l'amico Fiorenzo ce lo ricorda) Un mix tra il film "de paura" e un esperimento mal riuscito di Burri. L'uso di materia, di oggetti d'uso quotidiano è diffuso nell'informale. Non a caso ho citato Burri, che con le serie Juta, Plastica, o i Cretti ha aperto una breccia nell'informale italiano.
Mi dispiace aver fatto il "professorino" un po' logorroico ma come mi disse una volta una tizia "ho respirato arte sin dalla cullaâ€. Ho fatto l'artistico, padre pittore. E quando vedo un quadro mi viene voglia di parlare ancor di più che con la fotografia. Ho un profondo rispetto per chi dipinge, ancor più che per chi fotografa, la pittura è gesto, materia, comunicazione, io. Per cui non mi azzarderei mai a dirti che ciò che vedo in questa fotografia non è arte o che dovresti smettere o che dovrebbe smettere, mi limito a dire che è una forma d'arte che non mi piace. La trovo scontata, una mix di cose già viste.
Per quanto riguarda la foto che la ritrae accenno sono all'uso sbagliato del flash e a sottolineare che per riprendere quadri, soprattutto questi, con materia, si ha bisogno di luci radenti oltre che frontali, prive di ombre che diano il senso di profondità e della dimensionalità dell'opera.
Ciao Giacomo.