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per Monica..."fotografare davanti e dietro"

 
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Autore Messaggio
Mary Indelicato



Registrato: 15/03/08 13:19
Messaggi: 97

MessaggioInviato: Lun Ago 04, 2008 8:44 am    Oggetto: per Monica..."fotografare davanti e dietro" Rispondi citando

ecco il brano a cui mi riferivo...è un pò lunghetto ma io l'ho trovato molto interessante...

“Sparare” fotografie.
Quello del fotografare è un atto del tempo
nel quale qualcosa
viene strappato al suo momento
e trasferito in una diversa forma di continuità.
Si pensa sempre
che ciò che viene strappato al tempo
si trovi davanti alla macchina fotografica.
Ma non è del tutto vero.
Fotografare è infatti un atto bidirezionale:
in avanti ed all’indietro.
Certo, si procede anche all’indietro.
Il paragone non è poi tanto stravagante.
Come il cacciatore appoggia il suo fucile,
mira alla selvaggina davanti a lui,
preme il grilletto,
e quando parte il proiettile
viene spinto indietro dal contraccolpo,
così anche il fotografo viene risospinto
verso se stesso
premendo il dispositivo dello scatto.
Una fotografia è sempre un’immagine duplice:
mostra il suo oggetto
e – più o meno visibile –
“dietro”,
il “controscatto”:
l’immagine di colui che fotografa
al momento della ripresa.

Questa controimmagine
presente in ogni fotografia
non viene fissata dall’obiettivo,
così come il cacciatore
non viene colpito dal suo proiettile
ma ne avverte soltanto il contraccolpo.
Cos’è dunque il contraccolpo del fotografo?
come viene percepito,
come si riproduce nell’immagine fotografata?
Che cosa lo rende, per così dire, evidente nella fotografia?
In tedesco c’è una parola molto significativa
per indicare questo concetto,
una parola
che conosciamo da contesti del tutto diversi:
disposizione.
In senso psicologico o morale
si intende con essa sottolineare l’atteggiamento
col quale qualcuno si “dispone a qualcosa”,
ovvero si prepara a qualcosa
per poi ri-prenderla.
La “disposizione “
è però anche un concetto nella fotografia
o nel film
e definisce l’immagine ed il suo taglio,
ma anche
il modo in cui si dispone la macchina fotografica
rispetto ai valori del tempo e della luce,
coi quali l’operatore poi si dispone alla “ripresa”.
Naturalmente non è un caso
che la stessa parola definisca tanto l’atteggiamento
quanto l’immagine prodotta mediante lo stesso.
Ogni “disposizione” (e quindi immagine)
riflette la “disposizione” di colui
che ha “ripreso” questa immagine.
Al contraccolpo del cacciatore
corrisponde nella fotografia
il ritratto, più o meno visibile,
di colui che fotografa.
Non vengono fissati i tratti
del volto
bensì il suo atteggiamento.
la sua disposizione verso ciò
che gli stava davanti.
La macchina fotografica è dunque un occhio
che può guardare nel contempo
davanti e dietro di sé.
Davanti scatta una fotografia,
dietro traccia una silhouette
dell’animo del fotografo:
ovvero coglie
attraverso il suo occhio
ciò che lo motiva.
Una macchina fotografica vede perciò davanti il suo oggetto,
e dietro il motivo
per cui questo oggetto doveva essere fissato.
Mostra le cose
e il desiderio di esse.
Verso ciò che è davanti assume un atteggiamento
ed altrettanto verso ciò che sta dietro.

Ecco.
Ogni secondo
in qualche parte del mondo
qualcuno fa uno scatto
e fissa qualcosa
perché lui, o lei, sono affascinati
da una certa luce,
da un volto,
da un gesto,
da un panorama
o da un’atmosfera
o semplicemente perché una situazione
doveva essere fissata.
Gli oggetti della fotografia,
questo è evidente,
sono innumerevoli.
Ogni secondo li moltiplica di nuovo all’infinito.
Ogni istante del fotografare,
in qualche parte del mondo,
è però unico ed incomparabile.
Il tempo,
il tempo inarrestabile,
ne è un garante.
Perfino le migliaia e migliaia di istantanee dei turisti,
le “photo opportunities” appositamente segnalate,
sono, prese in sé, incomparabili e uniche.
Il tempo,
perfino nei suoi momenti più banali e lapidari,
come nello “scatto” dei turisti,
è unico e irripetibile.
Ciò che è straordinario in ogni fotografia
non è tanto il fatto
che là,
secondo l’opinione corrente,
sarebbe “stato fissato il tempo”
bensì al contrario
che proprio in ogni foto esso torna a dar prova
di quanto sia in-arrestabile
e continuo.
Ogni foto è una rievocazione della nostra mortalità.
Ogni foto tratta della vita e della morte.
Ogni foto ha un’aura di sacralità.
Ogni foto è più dello sguardo di un uomo,
è superiore alla capacità del suo fotografo.
Ogni foto è anche un aspetto della creazione
al di fuori del tempo,
da una visuale divina.

Di fatto il fotografare
(o meglio il potere fotografare)
è “troppo bello per essere vero”.
Ma è anche altrettanto
troppo vero per essere bello.
Perciò fotografare è
sempre anche un atto di presunzione
e di ribellione.
Fotografare insegna l’intemperanza
o l’umiltà.
(Dietro alle foto veramente buone però
si scopre sempre l’occhio umile).

Se una macchina fotografica riprende dunque in ambedue le direzioni,
in avanti ed all’indietro,
fondendo le due immagine tra loro
in modo che il dietro si dissolva nel davanti
allora essa permette al fotografo già
nell’istante della ripresa
di essere davanti, dentro alle cose,
e non separato da loro.
Attraverso il mirino
colui che fotografa può uscire da sé
ed essere dall’”altra parte”,
nel mondo,
per meglio comprendere,
vedere meglio
sentire meglio, amare di più.
(E certo purtroppo disprezzare di più.
C’è anche quello, infatti, lo “sguardo cattivo”) - (W.W.)
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Monica Iorio



Registrato: 10/04/08 18:50
Messaggi: 43

MessaggioInviato: Lun Ago 04, 2008 9:46 am    Oggetto: Rispondi citando

Smile grazie per questa interessantissima lettura!! Credo davvero che ciascuno di noi che ha un debole per la fotografia vi troverà esplicitate tante sensazioni che capita di avvertire.....
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