Antonio Perrone Torkio STAFF
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Inviato: Lun Giu 09, 2008 10:29 am Oggetto: Portfolio: Manifestazione Rom di Alessandro Di Ciommo |
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Ricevo e pubblico da Alessandro Di Ciommo questo lavoro
MANIFESTAZIONE ROM E SINTI
Roma 8 giugno 2008-06-09
“Fermiamo il genocidio culturale'
Non è assolutamente facile scrivere sui miei scatti, soprattutto quelli che vorrei che parlassero da soli, come in questo caso. Dove un popolo come quello Rom che non conosco assolutamente manifesta per la prima volta, per questo motivo preferisco riportare un articolo preso da repubblica….
buona visione.
Il popolo rom esce dai campi: stop al razzismo
Slogan, musica e danze al corteo di Roma. Sfila anche l´ex deportato Terracina
di Alessandra Longo
Un triangolo nero con il vertice capovolto e, sopra, la lettera zeta, Zigeuner, zingari in tedesco. Lo usavano nei campi di sterminio. Lo porta sul bavero della giacca il vecchio Piero Terracina, deportato ad Auschwitz, che sfila in testa al corteo di rom e sinti «contro il razzismo». Un´immagine forte, quasi surreale, nel cuore di Roma.
E´ la prima volta che il popolo Rom si autofinanzia e si autorganizza, esce dai campi, dalle bidonville e dà voce al proprio disagio. L´anima della manifestazione è Santino Spinelli, rom italiano, musicista (in arte Alexian), insegnante, saggista, fondatore dell´associazione nazionale Thèm Romanò. Si aggira vestito di bianco, stringendo mani, spiegando perché è stato necessario uscire dal silenzio: «Troppo acuti certi toni usati contro i rom, troppo brutti certi episodi, non vogliamo essere usati come capro espiatorio. Gli italiani non sono razzisti ma in questo Paese c´è una disinformazione dilagante, una mistificazione, una violenza mediatica che va fermata».
Il rom Spinelli vede Terracina e lo abbraccia: «Ciao fratello, grazie di essere venuto». Ebrei e 'zingari', uniti per sempre nella memoria delle persecuzioni. La cronaca regala storie di campi sgomberati da un giorno all´altro senza pianificazione, racconta le molotov di Napoli, l´assedio leghista di Mestre. Immigrazione, sicurezza, razzismo: temi che rischiano di saldarsi pericolosamente quando non prevale il buon senso, l´equilibrio, il rispetto della dignità umana o, più semplicemente, della Costituzione. Il vecchio Terracina coglie nell´Italia di destra «segnali» inquietanti: «Per questo voglio esprimere la mia solidarietà a questa gente. Oggi ci dobbiamo sentire un po´ tutti rom».
Si parte dal Colosseo, in duemila. C´è un camion dell´Arci, a bordo ragazzine rom vestite con i colori della festa, gruppo «Cheja Celen». Danzano, il ventre si muove al ritmo della musica, sotto i bambini battono le mani e sventolano il tricolore. Sì, il tricolore «perché ci sentiamo italiani», ti spiegano. Ecco le magliette d´ordinanza: «Siamo rom-ani». Vengono dai campi della capitale, da via di Salone, da Monte Mario, dal Casilino 900, le donne portano orecchini e collane d´oro, gonne lunghe cui si aggrappano figli divertiti che scambiano questa marcia di protesta, di «autorappresentazione, come la definisce l´antropologa Anna Maria Rivera, con una bellissima festa piena di gente 'strana', che non sta nelle roulotte con loro. Qualche politico, più o meno gli stessi che hanno partecipato al Gay Pride, quelli che sanno di non rischiare fischi.
Tanta Rifondazione che ricomincia dalla base, dalle battaglie per i diritti: ecco l´europarlamentare Roberto Musacchio, ecco Giovanni Russo Spena, Elettra Deiana, la già viceministra agli Esteri Patrizia Sentinelli che dice: «Vedo avanzare una cultura giuridica che è un obbrobrio. C´è bisogno di sostegno, di solidarietà, di politiche di integrazione in sintonia con la cultura rom. Trattarli da persone, e non da topi, è possibile». Ci sono la radicale Rita Bernardini, Furio Colombo, il gruppo Everyone, rappresentanti della Comunità di Sant´Egidio e di associazioni per i diritti umani. Doveva marciare a Roma anche Viktoria Mohbcsi, l´europarlamentare Romanì che ha ispezionato i campi e denunciato la situazione della comunità in Italia. Ha rilasciato un´intervista a «Le Monde», finita ieri in prima pagina. Insiste: «Ciò che accade in Italia è semplicemente spaventoso». Dal camion Arci il monito: «Alemanno stai sbagliando, i nostri bambini sono nati a Roma, vanno a scuola, non possono essere cacciati così!».
«Vuestra pena è nuestra pena», dice Juan de Dios Ramirez Heredia, presidente dell´Unione romanì di Spagna, europarlamentare . Lui c´è e parla da un palco allestito al «Villaggio Globale» dove la marcia si conclude, senza incidenti, con le bande del Kossovo e di Bucarest pronte a far musica fino a notte. A terra rimane un striscione scritto col pennarello: «Ogni popolo è una ricchezza per l´umanità»
(08 giugno 2008)
_________________ Abbiate pazienza, sto cercando di imparare a mettere a fuoco...
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