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Ombre e Riflessi (considerazioni su immagine di Enzo Penna)

 
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Autore Messaggio
Eloj Lugnani



Registrato: 30/11/10 06:33
Messaggi: 79

MessaggioInviato: Lun Nov 18, 2013 5:20 pm    Oggetto: Ombre e Riflessi (considerazioni su immagine di Enzo Penna) Rispondi citando

OMBRE E RIFLESSI



link all'immagine: https://www.micromosso.com/galleria/displayimage.php?pos=-107749

Si apprezza subito in quest’immagine la struttura compositiva: lo sfondo è costituito da una superficie grezza, con tracce di rosso acceso distribuite in modo disuniforme; sullo sfondo campeggiano due ombre e il riflesso di due figure umane.
La disposizione degli elementi sopradetti è tale da farli apparire come petali di un fiore dischiusi al sole e lo stesso sole diviene elemento compositivo andando a collocarsi al centro di questa immaginaria corolla.
Ciò che si palesa ad una prima occhiata è sufficiente per destare la curiosità di chi guarda ma rappresenta solo un vago indizio di ciò che realmente è rappresentato.
Si sfruttano infatti due fenomeni simili per risultato visivo ma molto differenti per principio e dinamica: l’ombra e il riflesso.
L’ombra è assenza di luce: un corpo frapposto tra il sole e una superficie blocca i raggi solari incidenti con il risultato di determinare un ammanco di luce sulla superficie, di forma e dimensioni dipendenti fortemente dalla forma e dalle dimensioni del corpo o per meglio dire dalla maggior sezione del corpo perpendicolare ai raggi solari. Un’ombra infatti non riporta informazioni sulla struttura “interna” del corpo: ci fornisce indizi sul suo contorno.
Per l’enorme distanza del sole dalla terra, si può ritenere che i raggi giungano a noi paralleli: questo comporta che in caso di superfici piane, le ombre del sole mantengano le proporzioni del corpo che le genera, non ci sono deformazioni. Anche le ombre lunghe del tramonto proiettate sulla spiaggia mantengono, nella loro “mostruosità”, le proporzioni iniziali: se le gambe raddoppiano in lunghezza, raddoppierà anche il busto e così la testa. Le ombre sono inoltre tutte parallele: non c’è divergenza o convergenza. Ciò ovviamente non è più vero qualora la superficie interessata dall’ombra non sia piana ma presenti concavità o convessità o addirittura irregolarità e asperità superficiali: le cose si complicano enormemente ma possiamo dire in linea generale che le deformazioni prendono il sopravvento. Nel caso di luce artificiale, quindi una lampada, un flash o anche una candela, essendo in questo caso i raggi luminosi non più paralleli, le ombre da essi prodotte subiranno deformazioni anche nel caso di superfici perfettamente piane e in generale manifesteranno una certa divergenza tendendo ad assumere una forma a raggiera con centro nella sorgente.
Un’ombra, sia essa prodotta da luce solare o da luce artificiale non dipende dalla posizione di chi osserva: è come tracciata sulla superficie e spostando il punto di osservazione, a meno delle ovvie modificazioni prospettiche, si mantiene inalterata. A parità di altre condizioni (ceteris paribus) l’ombra varia al variare della posizione della sorgente luminosa, il sole nel nostro caso.
Il riflesso parte da tutt’altri presupposti. Intanto non è “generato” dai raggi diretti della sorgente luminosa ma bensi da quelli riflessi (fa eccezione a questa regola soltanto il riflesso della sorgente luminosa stessa, il sole in questo caso): un corpo, illuminato da una sorgente luminosa, si manifesta riflettendo parte della luce che lo ha investito, modificandone le proprietà in funzione delle caratteristiche superficiali; necessita per materializzarsi di una superficie riflettente in grado cioè di riflettere con un angolo pari a quello di incidenza, una parte dei raggi luminosi su essa incidenti; è funzione della posizione dell’osservatore dipendendo fortemente dalla posizione reciproca del sogggetto riflesso, della superficie riflettente e della posizione dell’osservatore. Si potrebbe arrivare a dire che senza un osservatore, un fruitore, non esistono immagini riflesse (è un po’ come la storia dell’albero che cade in una foresta e non vi sia alcun essere vivente e ci si chiede se l’albero faccia rumore! A proposito, l’albero fa rumore???).
E’ interessante notare come il riflesso non cambi entro certi limiti al variare della posizione della sorgente luminosa: se osserviamo il riflesso di una montagna in un laghetto e manteniamo la nostra posizione, esso rimarrà lo stesso al variare della posizione del sole anche a distanza di qualche ora.
Da questa rapida analisi viene fuori come ombre e riflessi abbiano quasi caratteristiche complementari e sia quindi possibile, attraverso leggeri spostamenti e aggiustamenti agire sulle prime lasciando pressochè inalterati i secondi e viceversa.
Torniamo adesso alla nostra fotografia.
L’osservatore, che con la sua posizione modifica le posizioni dei riflessi nei confronti delle ombre è in questo caso l’obiettivo della macchina fotografica. Si può ragionevolmente affermare che una delle due figure riflesse, presumibilmente quella di sinistra, sia il fotografo che può quindi agire sia sulle ombre (sulla propria direttamente e su quella dell’amico suggerendo spostamenti e modificazioni posturali) che sui riflessi, spostando la fotocamera e con essa il punto di osservazione degli stessi. Questo potere quasi taumaturgico del fotografo, indipendentemente dal fatto che se ne sia fatto uso o meno, cioè che la scena sia stata pensata e studiata, oppure sia semplicemente stata “vista”, dà una misura di quanto influiscano, in questo come in altri casi, le scelte dell’autore sul risultato finale.
Il riflesso è originato dalla presenza di acqua, che in determinate condizioni diviene superficie riflettente; la sua distribuzione lascia intendere una certa concavità della superficie sottostante. Indipendentemente dalla forma del “contenitore”, l’acqua si dispone in maniera da colmare i pieni e i vuoti e la sua superficie riflettente sarà sempre perfettamente liscia e orizzontale, dando quindi luogo a riflessi indeformati. L’immagine riflessa è in controluce e dà luogo quindi a una sorta di riflesso in silhouette nel quale i dettagli interni sono poco o per niente visibili: si potrebbe dire che si tratti di un riflesso con caratteristiche di ombra.
L’ombra, perfettamente immune all’acqua, dipende invece dalla forma della superficie e può subire deformazioni qualora tale superficie non sia piana.
In conclusione la concomitante presenza di ombre e riflessi delle due figure induce a considerare le ombre come generate dai riflessi stessi creando così una sorta di paradosso visivo: le ombre infatti divergono contraddicendo le considerazioni fatte in precedenza, dando così l’impressione che esse siano generate da una lampada posizionata a pochi metri di distanza dai soggetti.
Un affascinante rompicapo visivo con spunti illusori che inducono al paradosso....e c'è ancora tanto altro da capire!
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