Come sempre le tue visite a luoghi abbandonato mi affascinano sempre sai esaltare e nello stesso tempo render reale il contesto che ti trovi davanti...
Questo scatto è l'ennesimo esempio della tua mestria nel riuscire a curvare le linee di luce alla tua volontà ...
Ti seguo e ti ammiro.
Una visione più allargata vista attraverso un vetro rotto forse racconta un po meno delle precedenti , ma consente di avere un'idea della location , che trova comunque una sua collocazione logica nell'ambito del progetto.
quale simbolo più efficace di una serie di porte spalancate può definire un carcere abbandonato: un luogo il carcere, dove le porte stanno chiuse per definizione.
Queste lame di luce trafiggono il buio dell'isolamento e sembrano rivendicare una libertà solo in apparenza riconquistata: chi entra in carcere difficilmente è stato persona libera nella vita e difficilmente tornerà ad esserlo. Chiunque si sia macchiato di un crimine è in fondo persona fragile, per sua causa ma più spesso per causa di un contesto che lo ha fagocitato.
Quel volto disegnato sul vetro infranto forse parla di questa fragilità e di questo portare per sempre con sè il buio del carcere, l'onta dell'errore, anche quando si torni "liberi".
anche questa immagine davvero molto bella, mi piace questo vetro rotto e di sfondo le porte aperte che fanno entrare la luce nel corridoio.complimenti Fabio una bella serie
una cornice come una ferita, il profilo che vede lucia c'è, la donna in fiamme? il corridoio sono sfumati ma presenti ricordi. ti seguo in questo progetto, ciao fabio!
Leggere le vostre parole e' per me sempre un grande piacere.
@Eloj, non me ne vogliano gli altri, ma ammiro molto il tuo leggere la fotografia.
Inoltre grazie ancora ad Eloj e Lucia, per avermi fatto notare il volto della donna, che credetemi, non avevo visto.
Grazie ancora a tutti voi.
Questo scatto è l'ennesimo esempio della tua mestria nel riuscire a curvare le linee di luce alla tua volontà ...
Ti seguo e ti ammiro.
Ciao
Salvo
Mimmo
Queste lame di luce trafiggono il buio dell'isolamento e sembrano rivendicare una libertà solo in apparenza riconquistata: chi entra in carcere difficilmente è stato persona libera nella vita e difficilmente tornerà ad esserlo. Chiunque si sia macchiato di un crimine è in fondo persona fragile, per sua causa ma più spesso per causa di un contesto che lo ha fagocitato.
Quel volto disegnato sul vetro infranto forse parla di questa fragilità e di questo portare per sempre con sè il buio del carcere, l'onta dell'errore, anche quando si torni "liberi".
ciao
@Eloj, non me ne vogliano gli altri, ma ammiro molto il tuo leggere la fotografia.
Inoltre grazie ancora ad Eloj e Lucia, per avermi fatto notare il volto della donna, che credetemi, non avevo visto.
Grazie ancora a tutti voi.