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Zana Briski : la Fotografia come mezzo di emancipazione

 
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Autore Messaggio
Monica Iorio



Registrato: 10/04/08 18:50
Messaggi: 43

MessaggioInviato: Sab Set 06, 2008 6:11 pm    Oggetto: Zana Briski : la Fotografia come mezzo di emancipazione Rispondi citando






Zana Briski, di origini irachene ed israeliane, ha studiato fotografia a Cambridge per poi specializzarsi e trasferirsi a New York. Il suo nome è balzato all'onore delle cronache nel 2005 quando il suo "Born into brothels" ( codiretto assieme a Ross Kauffman ) ha vinto il premio Oscar come miglior documentario. "Nati nei bordelli" narra la straordinaria esperienza di insegnamento dei rudimenti della fotografia ad opera della Briski a vantaggio di un gruppo di ragazzini figli di prostitute del quartiere a luci rosse di Calcutta.




La Briski aveva effettuato il suo primo viaggio in India nel 1995, vi ritorna successivamente nel 1997 cercando di farsi lentamente accettare, al fine di realizzare un reportage fotografico sulle loro condizioni di vita, nel quartiere in cui a Calcutta vivono le prostitute ed i loro figli.
La Briski racconta di come l'incontro con i loro bambini l'abbia spinta a pensare alla fotografia in un'ottica particolare, quella di una possibile rappresentazione dall'interno ed in termini visivi di quel mondo in cui faticosamente era riuscita a guadagnarsi un accesso. E' così che nasce il progetto di tenere settimanalmente un corso gratuito di fotografia per fornire a bambini così svantaggiati la possibilità di raccontare, attraverso il loro stesso sguardo ed una macchina fotografica, il quartiere in cui vivono e duramente conducono le loro esistenze. Può l'arte rappresentare una via d'uscita per vite il cui destino sembra essere segnato per sempre? La Briski crede di sì, si batte affinchè sia possibile un'alternativa rispetto alla più triste delle prospettive: diventare a loro volta prostitute, nel caso delle bambine, o protettori e spacciatori di droga, nel caso dei bambini.
In occidente i nostri bambini ricevono in regalo fotocamere in occasione del loro compleanno sin dalla più tenera età, in un quartiere ad alto rischio come Sonagachi a Calcutta la macchina fotografica non può essere ugualmente percepita come un semplice gioco, si caratterizza piuttosto come un pericoloso mezzo che può documentare le condizioni di illegalità dei loro abitanti e, in quanto tale, favorire un processo di crescita, "empowerment", presa di coscienza da parte dei suoi utilizzatori, i bambini.
Il corso di fotografia si propone dunque come una sfida, uno spazio di libertà per i bambini che lo seguono ed al loro interno possono sentirsi pienamente loro stessi, dimentichi del pregiudizio che perennemente li insegue, per ritrovare una dimensione di piena e dignitosa espressione personale.
La Briski constata come tutti i bambini siano dotati di gran talento,per niente bloccato dalla miseria in cui si trovano immersi: la fotografia consente loro di rappresentare il loro ambiente nella sua cruda realtà ma anche nei suoi immancabili aspetti di umanità e bellezza.
La fotografa definisce il film ( un'idea sorta solo in secondo momento rispetto al corso di fotografia) come un atto d'amore nei confronti dei bambini coinvolti.
Tante sono state le iniziative seguite: la vendita degli scatti realizzati dai bambini, la realizzazione di un calendario grazie ad Amnesty International, la conseguente raccolta di fondi per consentire un'istruzione ai bambini stessi.

Ho visto "Born into brothels" qualche giorno fà in dvd, dopo averne da tempo sentito parlare; mi è parsa una storia profondamente commovente ma presentata senza calcare i toni, uno spaccato su di un'infanzia distante anni luce da quella occidentale.
Sono rimasta colpita anche dal capitolo successivo alla realizzazione del documentario ed incluso nel dvd nei contenuti speciali : a distanza di 3 anni la Briski e Kauffman mostrano a quelli che sono ormai un gruppo di adolescenti il film di cui sono stati protagonisti ; nell'osservarsi ci sono sorrisi e risate per lo scorgersi bambini, più piccoli, ma anche lacrime nell'ascoltarsi parlare del lavoro delle loro madri ( "So quello che fa mia madre", "Presto entrerò anch'io nel giro..manca poco..), del loro ambiente, in un momento differente del loro sviluppo personale in cui il senso della vergogna ha acquistato un peso molto maggiore.

Consiglio davvero - a chi non l'abbia gia visto - "Born into brothels" e segnalo il sito personale della fotografa e della fondazione da lei istituita a seguito del film : http://www.zanabriski.com e http://www.kids-with-cameras.org/home/ ( con dettagli su progetti fotografici simili sviluppati con altri gruppi di bambini in altri Paesi: Haiti, Israele, Egitto ) ed il trailer del film: http://www.youtube.com/watch?v=4e7yuSR89QA . Inserisco a seguire prima alcune immagini di cui è autrice la Briski ( in bn ) e poi quelle straordinarie dei bambini stessi.

Tra gli scatti della Briski mi piace particolarmente quello in cui sulla parete si legge la parola "LOVE", mi ricorda alcune frasi pronunciate dai bambini rispetto ai loro genitori:"Anche se dice un sacco di cose cattive..lei mi piace..è pur sempre mia madre.." oppure quella di uno dei pochi che potevano vantare la presenza di un padre:"Una volta era un brav'uomo poi l'hanno fatto diventare un tossicodipendente...ma io ci provo comunque a volergli un po' di bene".
Ovunque, anche nel più disastrato dei contesti, la voglia di amare ed essere amati perdura...

















Le foto dei bambini:






















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aldo feroce



Registrato: 20/12/07 07:30
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MessaggioInviato: Dom Set 07, 2008 5:05 am    Oggetto: Rispondi citando

interessante Monica
davvero interessante.....ricordo di questo spunto che feci mio in un viaggio in India .
entrai dentro un lavatoio e dopo aver trattato per un taglio della barba chiesi alla ressa di gente che era accorsa per vedere ,di scattare delle foto a me e al lavoratore ,erano impazziti di gioia(utilizzaia questo metodo per fotografare tutto il luogo ,con successo e senza ostilita')
ecco io ho aggirato a moo mio...se avessi avuto + tempo mi sarebbe piaciuto intraprendere questo esperimento.
ma lo sai che un po' la ragazza ti somiglia? Very Happy
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