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Simone Giacomelli ricorda Mario Giacomelli (2008)

 
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Libero Api
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Registrato: 24/04/08 06:30
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MessaggioInviato: Gio Apr 14, 2011 9:09 am    Oggetto: Simone Giacomelli ricorda Mario Giacomelli (2008) Rispondi citando

Un ricordo scritto da Simone Giacomelli in occasione dell'ottavo anniversario della scomparsa del grande Mario Giacomelli.
Tratto da 'Dentro al Replay' del 25 novembre 2008.





Uno scatto su Mario, mio padre

Odio le commemorazioni, amo ogni giorno ricordare.

Mi ricordo il profumo del suo sigaro, ma prima ricordo i pacchetti di sigarette senza filtro che si accumulavano in camera oscura.
Ricordo ogni volta che abbiamo litigato, ogni volta che l’ho deluso, quando ci siamo tolti il saluto e quando ci siamo resi conto che non c’era nient’altro di vero che noi due, il resto era una marea sorda, cieca e vociante.
Non ci siamo mai detti "ti voglio bene", mai abbracciati, ogni emozione brucia dentro, ogni colpo della vita lo assorbiamo in silenzio e quando si può lo mostriamo.
Papà fotografava, ma non era fotografo, quando si guardano le sue immagini si vedono paesaggi, bambini tra oscure signore o nei campi ad aiutare il sole con il loro sorriso, pretini che ballano e anziane signore che aspettano la morte.

Ma se invece di guardare proviamo a leggere quelle immagini, sentiamo dentro qualcosa che non sappiamo dire, che non occorre dire; quando leggiamo quelle immagini vediamo attraverso gli occhi del fotografo, possiamo toccarne l’anima o come vogliamo chiamarla, e ci accorgiamo che quello che leggiamo in quei pezzi di carta impressionati dalla luce ha a che fare con la nostra vita, i nostri rapporti con il mondo.

Mi ricordo i sabati e le domeniche a girare in macchina con lenzuola, maschere di gomma, cani di pezza e una scatolina di pastelli ad olio utili ad evidenziare certi segni che il tempo lascia sui muri, sulle lastre di ferro d’un cantiere navale e nascosti ovunque, si, ma non era un fotografo, perché quello che guardava assumeva le sembianze della sua mente e quei rettangoli di carta 30x40 appesi nei musei, nelle gallerie, negli uffici, nelle case di mezzo mondo, sono foto fatte dalla realtà a Mario Giacomelli.
Se si stava con lui in silenzio, seduti ad un tavolo, ogni tanto lo si sentiva borbottare “Mh!”, questo era il suono d’ogni sguardo sulla vita attorno a lui, quando la metteva a fuoco senza macchina fotografica.

Ricordo le sue maledizioni scagliate contro il tempo troppo transitorio e sono tutte tornate indietro, perché il tempo, il flusso traumatico del tempo, come papà diceva, è implacabile e sordo.
Il tempo è la vita che Giacomelli ripeteva a tutti essere meravigliosa e a qualcuno confessava, la vita può tradire, come una donna, o un amico, può essere il bianco delle foto, luminoso e affamato di ogni cosa superflua, ma che non tocca le nere cicatrici del mondo, che siamo noi e tutto quello che facciamo.

Io ricordo quando mi disse "E’ tutto inutile, tanto vi dimenticherete tutti" ed è l’unica cosa su cui si è sbagliato.



LA PARTENZA DAGLI OCCHI (a mio padre)

Piccola terra,
ti tengo tra le labbra
desiderando mordere i velenosi anelli di Saturno,
non questo inginocchiatoio
di pascoli e dirupi,
non questa calca di luce.
Piccola terra,
ti vedo tutta nel giusto attimo della partenza,
in cui si dissolve ogni nome,
per ridare all’eterno
la sua continuità.
Restituisco il mio frammento di mappa
al deserto custode, ora,
non ho che un pigiama a righe
stirato solo sul petto.
Sarò per alcuni
un debito di fiori,
per altri un debito impagabile d’amore,
per me, il sottile infotografabile.

Simone Giacomelli
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Stefano Landi



Registrato: 22/05/08 17:33
Messaggi: 453
Residenza: LIGURIA

MessaggioInviato: Gio Apr 14, 2011 3:03 pm    Oggetto: Rispondi citando

Grazie Libero per renderci partecipi di queste importanti testimonianze.

Ciao

Stefano
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A cosa serve la profondità di campo se non c'è altrettanta profondità di emozioni ? ( Eugene Smith )

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giulia berardi



Registrato: 20/05/09 11:20
Messaggi: 595

MessaggioInviato: Gio Apr 14, 2011 5:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

("...ma non era un fotografo, perché quello che guardava assumeva le sembianze della sua mente e quei rettangoli di carta 30x40 appesi nei musei, nelle gallerie, negli uffici, nelle case di mezzo mondo, sono foto fatte dalla realtà a Mario Giacomelli"), ............mi soffermo su questa frase.
Grazie Libero.
Giulia
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