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Fiorella Lamnidis STAFF
Registrato: 21/02/07 05:55 Messaggi: 2488 Residenza: Mugello
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Inviato: Dom Gen 27, 2008 5:49 am Oggetto: Robert Capa ecco le valige segrete, recuperati 1000 negativi |
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Sfogliando le notizie stamani ho fatto un balzo sulla sedia, ora ve la riporto intera dalla Repubblica, credo che ne vedremo delle belle, speriamo almeno:
WASHINGTON - Secondo la leggenda, il negativo del miliziano spagnolo ucciso a Cordoba durante la guerra civile, fu dimenticato da Robert Capa in una camera oscura di Parigi e da allora se ne erano perse le tracce. Dopo 70 anni, l'Internation Center of Photography di Manhattan ha recupeto il negativo. E insieme alla Caduta del soldato, altre migliaia di pellicole sono riemerse dall'oblio. Erano in tre valige custodite a Città del Messico nella casa che fu di un ex diplomatico messicano che combattè ai tempi del generale Pancho Villa.
L'ufficializzazione del ritrovamento riportata oggi sul New York Times, ha messo in fibrillazione l'intero mondo della fotografia. Si spera che i negativi possano permettere di stabilire, una volta per tutte, se la famosa immagine del miliziano che muore sia stato o no uno scatto autentico. In questi anni non sono mancate le polemiche circa l'autenticità di quella foto. C'è stato pure chi ha sostenuto che lo scatto fosse stato "costruito".
LE FOTO
Robert Capa è considerato il pioniere della fotografia di guerra e più in generale uno dei capisaldi della storia della fotografia del XX secolo. Il suo motto era: "Se le tue foto non sono abbastanza buone è perchè non sei abbastanza vicino".
Un altro grande fotografo, Henri Cartier-Bresson, lo definì "un avventuriero con un'etica". Capa, di avventure, ne ha attraversate molte, da quando se ne è andato a diciassette anni, nel 1930, dalla sua tranquilla posizione di figlio della borghesia ungherese diventando, da Endre Friedman che era, Robert Capa. Ha solo venticinque anni quando scatta le sue famose undici foto dalla Spagna repubblicana in guerra pubblicate appunto da Picture Post.
Tra molte birre e molti gin, tra molti amici meravigliosi e molte guerre, Capa nel 1938 è in Indocina a fotografare la resistenza del popolo cinese contro l'invasione giapponese; poi di nuovo in Spagna, e in Francia. Emigrò pure negli Stati Uniti, dove gli negano il passaporto ma lo mandano a documentare lo sbarco in Normandia.
E' sua la foto del contadino che indica al soldato americano appena sbarcato in Sicilia, la strada che hanno preso i tedechi in ritirata. Infine il Vietnam, e la mina che, nel '54, uccide Capa a soli quarant'anni.
_________________ Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà.. (Bresson) |
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Federico Davanteri Ospite
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Inviato: Gio Lug 30, 2009 7:34 pm Oggetto: |
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Ho visitato recentemente la mostra milanese dedicata a Robert Capa e Gerda Taro (sua collega e compagna), dal titolo "Questa è la guerra!", allestita al Centro Forma. Esposizione che ho trovato veramente interessante per la quantità di foto esposte. In particolare erano presenti moltissime foto della guerra civile spagnola, la guerra cino-giapponese del '37 e la seconda guerra mondiale, con ampio spazio dato allo sbarco in Normandia. Poi ho letto il libro autobiografico di Capa "Leggermente fuori fuoco", scoprendo altri aspetti di questo personaggio decisamente fuori dal comune. Una vita al limite la sua, avventuroso, coraggioso quanto bastava per rimanere in prima linea a rischiare la pelle per uno scatto in più. Basta leggere il racconto dello sbarco in Normandia, che lui documentò a Omaha beach, per capire quale passione lo spingesse a fare un mestiere così altamente rischioso. Avvezzo ai disagi dei campi di battaglia, mantenne sempre un forte senso di empatia verso chi vedeva soffrire, e di questo volle essere testimone verso il mondo. Le tragiche esperienze di reporter non fecero però mai venir meno il suo senso dell'umorismo e l'amore per gli ambienti culturali, che gli permise di conoscere e frequentare i maggiori artisti dell'epoca.
Consiglio vivamente la lettura del libro, pubblicato da Contrasto.
Un saluto a tutti. |
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