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Eloj Lugnani
Registrato: 30/11/10 06:33 Messaggi: 79
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Inviato: Dom Feb 05, 2012 2:39 pm Oggetto: |
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Stefano Landi ci propone un lavoro corposo e articolato su Aushwitz o meglio, su quella che è stata una pagina nera del nostro recente passato, di cui Aushwitz è divenuto triste emblema.
Utilizza per la sua narrazione alcuni espedienti stilistici:
le immagini sono monocromatiche e viste come attraverso un filtro giallo, inoltre è presente una forte vignettatura in negativo (cioè bianca) che se da una parte può avere lo scopo di isolare meglio il soggetto ripreso, dall’altra aggiunge ulteriore luminosità al tutto.
Tutte le immagini proposte sono caratterizzate da un’ottima composizione e un grande equilibrio formale, sono cioè immagini – indipendentemente da ciò che mostrano – ben vestite ed eleganti.
Ma cosa mostrano? In larga misura si tratta di dettagli che possono andare da un barattolo contenente forse veleno usato nelle camere a gas, a interni di dormitori e bagni, da scorci su recinzioni con filo spinato, a baracche e ingressi ai “blocchi”, da cumuli di oggetti appartenuti ai detenuti, fino alle immagini finali che mostrano l’ingresso al campo di concentramento con la tristemente famosa linea ferroviaria su cui viaggiavano passeggeri senza biglietto di ritorno.
Io credo che da questo lavoro traspare un senso di impotenza, come se il tempo avesse ormai cancellato il ricordo di quanto fu, e il rischio che atteggiamenti simili si ripetano in forme e modi differenti sia molto alto. Dico questo perché le immagini così proposte non evocano sensazioni tragiche, gravi, non tolgono il respiro, non provocano sdegno, anzi, direi che osservandole, quegli ambienti sembrano vagamente accoglienti, puliti e ordinati: niente fa pensare che in quei luoghi si sia consumato un dramma.
Ma allora la conclusione è forse che quei luoghi sono un monito soltanto per chi abbia la sensibilità per raccoglierne il messaggio mentre per gli altri quel passato non ha più niente da raccontare e soprattutto non è servito a niente.
Questa luce gialla che forse parla di speranza si scontra con una società che sembra destinata a compiere altri errori per la stessa miopia e sete di potere.
Come se una società che vive a ritmi sempre più frenetici, spinta solo da desideri di profitto e di affermazione personale, non avesse né il tempo né le risorse mentali per imparare dagli errori del passato, soprattutto quando il tempo, come una patina dorata che tutto smorza e affievolisce, ne ha ormai mitigato il ricordo.
A conclusione ci tengo a ribadire che questa è la mia personale lettura che niente ha quindi a che vedere con le reali intenzioni dell’autore. |
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Stefano Landi
Registrato: 22/05/08 17:33 Messaggi: 453 Residenza: LIGURIA
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Inviato: Dom Feb 05, 2012 7:26 pm Oggetto: |
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Ciao Eloj,
innanzitutto grazie per il tempo che hai dedicato a comporre queste tue considerazioni sul lavoro da me proposto.
Quanto tu affermi, e cioè "le immagini così proposte non evocano sensazioni tragiche, gravi, non tolgono il respiro, non provocano sdegno, anzi, direi che osservandole, quegli ambienti sembrano vagamente accoglienti, puliti e ordinati: niente fa pensare che in quei luoghi si sia consumato un dramma" è assolutamente vero, sono contento che ciò sia stato colto perchè è esattamente quello che ho provato.
Arrivato ad Birkenau ti aspetteresti di trovare chissà cosa, qualcosa di pauroso, tetro, qualcosa di coerente con nostro immaginario del mondo dell' orrore.
Nulla di tutto ciò : si rimane sgomenti della " normalità" che scorre silezionsa sotto gli occhi dei presenti.
Allora, piano piano, lentamente, inizi a capire : insieme all'orrore di milioni di morti ce n'è stato un'altro non meno tremendo : tutto in quel posto era concepito dare un'idea di assoluta normalità, un vero e proprio " campo di lavoro", con tanto di scritte e di banda che suonava ogni giorno. Tutto era così normale che nessuno trovo la forza, il coraggio, l'ardire di denunciare, contestare, contrastare. E non sto parlando dei deportati, non di loro, ma dei loro famigliari, di qualunque nazionalità, a cui arrivavano rassicuranti lettere ( false ) in cui tutto andava bene e non si dovevano preoccupare. Questo mi ha colpito, e questo ho provato a trasmettere, evitando immagini più forti ( non ne mancano di certo ), per rispetto alle persone che in quelle celle di punizione hanno sofferto e sono morte. Basti dire di una cella di dimensioni 90cm x 90cm dove venivano fatte entrare sino a 4 persone da una porticina bassa di 50 cm.
E lì stavano in piedi, senza cibo ne aria sino al mattino seguente se nn erano fortunati di morire nella notte.
Si perchè morire era considerata una fortuna....
Appositamente nelle immagini non compaiono persone : quello è un posto dove prima della morte si mirava all'annullamento della persona.
Appositamente quella luce gialla e quella forte vignettatura bianca che vuole ( nelle mie intenzioni ) creare un' idea di ricordo e di disturbo ( troppa luce negli occhi solitamente infastidisce ).
Non so quanto sia riuscito a trasmettere ciò che ho provato : di certo è stata un'esperienza che mi ha toccato profondamente ed il cui ricordo non mi lascerà mai.
Grazie ancora per il tuo passaggio.
Ciao
Stefano _________________ A cosa serve la profondità di campo se non c'è altrettanta profondità di emozioni ? ( Eugene Smith )
http://mobyplay60.blogspot.com/
http://www.flickr.com/photos/stefanolandi/ |
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donato bellomo SOCIO SOSTENITORE
Registrato: 20/06/09 12:35 Messaggi: 419 Residenza: Lucca
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Inviato: Lun Feb 06, 2012 8:33 pm Oggetto: |
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Un reportage del genere pone evidenti problemi di valutazione non essendo possibile lmitarsi al semplice giudizio fotografico, inevitabilmente travolti dall'onda emotiva. Non mi sento di dire che il tuo lavoro aggiunga poco o tanto a cio' che abbiamo potuto vedere sino ad oggi sul luogo e su cio' che rappresenta, ma il solo fatto di proporre la tua testimonianza diretta su cio' che ancora possa indurre la visita del posto dice molto, e forse molto di piu' dice ancora la toccante poesia dell'about. personalmente leggere quello che scrivi e vedere cio' che riprendi e come lo riprendi, mi convince che la speranza nn e' persa e che, anche in una stagione in cui si ascolta terribili scricchiolii della ragione, ci sia spazio per un vero sentire umano. |
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Stefano Landi
Registrato: 22/05/08 17:33 Messaggi: 453 Residenza: LIGURIA
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Catalina Filip SOCIO SOSTENITORE
Registrato: 02/11/07 18:58 Messaggi: 1755
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Inviato: Gio Mar 01, 2012 11:52 am Oggetto: |
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Ho letto un penultimo commento tuo....toccante...è un luogo dove "vola" ancora la morte...un luogo dove non si può cancellare nulla...un luogo di sofferenza..un luogo che no bastano le nostre parole e tanto meno le fotografie che facciamo...
Ritornando sulle foto,hai fatto un ottimo reportaj,in minima parte ho rivisto le scene dei film che tanto vengono proposti in Tv,per non DIMENTICARE...se proprio ,devo dire la mia in quanto la postproduzione,la vignetattura bianca mi stona un pò lo sguardo...ma ribadisco che le foto ci sono e fatte anke bene..
Un caro saluto Stefano.. _________________ Non sono gran cosa,
Però sono tutto quello che posso essere... |
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Stefano Landi
Registrato: 22/05/08 17:33 Messaggi: 453 Residenza: LIGURIA
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Inviato: Gio Mar 01, 2012 7:09 pm Oggetto: |
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Grazie Catalina per il tuo commento : mi fa piacere sia arrivato il messaggio, anzi l'emozione che ho vissuto in quel luogo.
Ciao !
Stefano _________________ A cosa serve la profondità di campo se non c'è altrettanta profondità di emozioni ? ( Eugene Smith )
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